Frecce Svedesi

Oggi, come un’illuminazione, mentre montavo un mobile ho capito una cosa: gli Svedesi (alcuni di loro) cercano di sconfiggerci portandoci alla blasfemia, alla collera, al litigio, al divorzio e – chissà – probabilmente ad una tragica morte. Vi spiego.Se chiedete a chiunque (anche ad un bambino, innocente) di disegnare una freccia, cosa vi aspettate di vedere? Una riga con due bei baffi… Grande, piccola, grossa, marcata, boh… Ma siamo certi farà qualcosa che è un “Segno atto ad indicare una direzione a discapito dell’altra”. Se invece lo chiedete ad uno “svedese cattivo che fa il progettista all’ikea” lui farà una riga grossa con due microscopiche alette appena percepibili da un lato e una punta molto marcata (ma senza impercettibili alette) dall’altra… Ora immaginiamo un personaggio (è un personaggio di fantasia!) alto sui 184 cm, con una corporatura piuttosto robusta e un filo di pancetta. Un quintale malcontato di scarsa pazienza e disabilità manuale in salsa di fastidio.Immaginatelo incastrato tra il letto che “non va più in là” e la maledetta cassettiera svedese… Immaginate abbia montato ante, cassetti, schienali, maniglie.E che abbia finalmente capito il principio per cui questa “cosa” – che sembra una vite ma è un gancio travestito e subdolo – quando giri aggancia l’ignara vite dall’altra parte (…che da lì non potrà mai mai mai più uscirne viva, tipo Equitalia). E ora…Ora Lui deve “girare nel senso della freccia”.La freccia del cattivo svedese, ovviamente. Steso… In una striscia di pavimento di 30 centimetri… un pò corpulento…stanco… quasi totalmente cieco…affamato… senza birra… E fine. Non c’é la battuta finale che fa ridere. Non fa proprio ridere un bel niente. È una pessima giornata per quel personaggio di fantasia.

#ikea

la Multipla

Il mio secondo luogo (dopo il Soppalchino) spazioso, razionale, completo… è la Multipla!
C’è a chi piace e a chi non piace, certo… ma se l’avete guidata per qualche tempo, quotidianamente, non potete che amarla.

Dopo la Multipla diventa difficile adattarsi alle altre macchine: manca sempre qualcosa e c’è sempre qualcosa di troppo (o nel posto sbagliato).

Immaginate un’Auto ibrida ecologica che non risente dei blocchi del traffico, economica come poche altre (20 euro per 450 km), con una autonomia di 1100 km senza necessità di nessuna ricarica.
Immaginatela lunga quanto una due volumi ma con sei posti a sedere, sei sedili singoli, comodi e spaziosi, con la capacità di carico di un furgone.
Immaginate una posizione di guida concepita sulla persona, in cui i comandi sono esattamente dove ve li aspettate e dove per ogni oggetto c’è un posto. Con una visibilità totale a 360° senza angoli morti, alta come un SUV per avere sempre il completo controllo della strada.
Un sogno da vivere ogni giorno.

il Soppalco

Lavoro prevalentemente a casa, praticamente da sempre.
Pur avendo un Ufficio – che utilizzo principalmente per le riunioni e le docenze – e vari altri “Uffici temporanei” nelle sedi dei Clienti più affezionati, il luogo che preferisco per lavorare è il mio studio, a casa, sul soppalco.

In questi ultimi anni e specialmente dopo il 2020, con l’affermarsi del lavoro a distanza, quella dell’ “home office” è una tendenza piuttosto diffusa e – per quanto questa mia scelta sia principalmente dettata dalla pigrizia – sono più che convinto abbia innumerevoli vantaggi, a patto che si abbia una stanza adatta al compito.
Lavorare da casa infatti non è tutto “rose e fiori”… soprattutto se ci si trova sul tavolo della cucina con gli schiamazzi intorno e la lavastoviglie da scaricare. Il web è pieno di articoli e consigli su come costruire l’angolo perfetto per l’Home Working, su quante mensole e quali accessori servano… personalmente non amo dare consigli, so che – esperienza personale – ho sempre fatto fatica a trovare il giusto equilibrio.

Probabilmente sono “difficile”… ho bisogno di un luogo che non sia angusto, assolutamente non “di passaggio” e che abbia spazio sufficiente per tutte le mie cianfrusaglie.
Con una scrivania per il Computer, lo spazio per gli altri PC, un tavolo da mettere in disordine dove poter disegnare, studiare, smontare cose… preferibilmente un divano o una poltrona per potermi “spostare dal PC”, eccetera.
Un luogo dove avere tutto a portata di mano.

Nella casa nuova c’è un posticino paradisiaco. Sembra essere stato concepito per diventare il mio Posto: il Soppalco
(anzi, il “Soppalchino”).

Scrivanie

Spulciando negli archivi di fotografie mi rendo conto che in vent’anni di anni di attività come freelance ho cambiato diverse scrivanie (o
“setup”, come direbbero alcuni) e diversi uffici/case. Alcune cose restano immutabili: il caos, il piccolo iBook G3 e la incessante necessità di spazio (fino all’arrivo del Soppalchino).

Un’altra costante è che ognuno di questi miei posti non somiglia neanche lontanamente alle foto che si trovano negli articoli che parlano dell’home working, dove sembra che splendidi freelance con ancora tutti i capelli in testa lavorino con soltanto un portatile, una matita (temperatissima) e un vaso ikea con due rami di bamboo all’interno.

Di seguito alcune foto dei miei posticini